Bambini, dimagrire in sette passi

VADEMECUM DALL'AMERICA

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  1. Illybaby
     
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    tratto da www.corrieredellasera.it

    Un manuale per i genitori aiuta a programmare la giusta strategia per perdere peso

    Si chiama «Sette passi per il successo» ed è un vero e proprio manuale, messo a punto da esperti statunitensi e consultabile sulla rivista Obesity Management, per aiutare i genitori di bimbi e adolescenti sovrappeso o obesi a risolvere i loro problemi di peso. Che poi rischiano di trasformarsi in guai assai peggiori: proprio per colpa dell'obesità infantile (in Italia giunta a numeri allarmanti, con il 12 per cento dei bimbi francamente obesi e un altro 25 per cento sovrappeso) sta aumentando il numero di ragazzini con diabete di tipo due, arterie degne di un sessantenne e metabolismo sballato. Secondo gli autori i passi giusti per dimagrire sono 7, da mettere in atto uno dietro l'altro.

    AFFARE DI FAMIGLIA – Gli esperti che hanno stilato il manuale premettono nelle prime righe che si sono ispirati sempre al principio del minor intervento: si parte comunque con un approccio educativo e si aggiunge man mano qualcosa di più finché non si ottiene un risultato soddisfacente. Essendo sempre ben consapevoli che l'obesità pediatrica è un affare di famiglia: «I genitori che vogliono vedere i loro figli dimagrire devono impegnarsi con consapevolezza e partecipare molto attivamente alle modifiche dello stile di vita familiare: le abitudini devono cambiare per tutti i componenti della famiglia – scrivono i medici –. È possibile dover mettere in pratica due, tre o anche più interventi fra quelli suggeriti, ma i genitori devono sempre considerare che solo tenendo duro avranno successo: se mollano prima di aver raggiunto l'obiettivo prefisso, i loro figli non avranno la possibilità di ottenere una vita pienamente sana e felice come potrebbero». Vediamo allora quali sono gli step da seguire passo per passo per veder dimagrire i più piccini.

    EDUCAZIONE E AMBIENTE – I primi due passi riguardano l'educazione della famiglia, che deve innanzitutto imparare a vedere l'obesità come una malattia che trascina con sé conseguenze terribili, per di più sempre più gravi se non si interviene. Secondo passo, educare la famiglia dando le regole per una dieta sana (ridurre il consumo di cibi grassi o molto calorici, diminuire le bevande zuccherate) e per apprendere sane abitudini (fare attività fisica almeno un'ora al giorno, non stare troppo a lungo di fronte alla tv o ai videogiochi). A questo punto molti casi dovrebbero essere risolti, ma se quello che si è fatto non è abbastanza bisogna cambiare l'ambiente attorno a noi: non è magari possibile intervenire sull'esterno (poco salutare se, ad esempio, non ci sono giardini per far giocare i bimbi o piste ciclabili e ci sono invece fast food ad ogni angolo), ma in casa le cose possono cambiare eccome. Qualche esempio? «Comprare biciclette e usarle come mezzo principale di trasporto, non far entrare cibi grassi in casa, sistemare un angolo palestra magari direttamente in soggiorno, togliere tv e computer dalle camere di bimbi e ragazzi» – scrivono i medici.

    CHIRURGIA? – Nulla è servito? Guai a disperare: il passo numero 4 prevede che genitori e figli provino a frequentare gruppi di sostegno specifici in cui incontrare altre famiglie con lo stesso problema. Poi si passa a cercare aiuto nella terapia cognitivo-comportamentale: coi passi 5 e 6 si mettono in pista terapeuti per sessioni sporadiche o addirittura per full immersion di qualche settimana. Se tutto questo non serve ancora, si passa agli estremi rimedi: il passo finale è la chirurgia bariatrica. «Se nulla risolve il problema e il bimbo o l'adolescente è gravemente obeso si può ipotizzare anche la chirurgia – scrivono i medici –. Essenziale è rivolgersi a strutture con grande esperienza proprio in campo pediatrico, che possano seguire i ragazzi anche dopo, quando avranno comunque bisogno di supporto psicologico ed educativo». Ma davvero si può ipotizzare di andare addirittura sotto i ferri per risolvere l'obesità quando ancora non si è maggiorenni? In Italia, sul tema si è da poco pronunciata con un documento ufficiale la Società Italiana di Chirurgia dell'Obesità e delle malattie metaboliche: le Linee guida condivise dagli esperti non lasciano molto spazio ai dubbi e spiegano a chiare lettere che la chirurgia è davvero l'ultima spiaggia, per casi più che selezionati. «Dai dati del Registro S.I.C.OB. si evince che lo 0.4 per cento dei pazienti operati ha un'età inferiore a 18 anni – si legge nel documento –. L'adolescente rappresenta perciò un'indicazione limite, riferibile a casi singoli che, come tali, vanno attentamente valutati per una quantificazione dei rischi prevedibili e dei benefici attesi il più possibile aderente alla realtà. È altamente raccomandabile che questi casi limite siano trattati in Centri selezionati, con elevati volumi di attività, che possano garantire un effettivo approccio interdisciplinare in tutte le fasi del trattamento». Prudenza massima quindi, e indicazioni assai ristrette: secondo le raccomandazioni ufficiali si può ipotizzare l'intervento se l'indice di massa corporea supera 40 e il ragazzo soffre di un'altra grave malattia o se l'indice è superiore a 50 e c'è una comorbilità minore. «Per indici di massa corporea inferiori la chirurgia è possibile in caso di comorbilità che mettono a rischio la vita e in casi del tutto particolari – spiegano gli esperti –. Inoltre, l'adolescente da sottoporre all'intervento deve aver raggiunto un'adeguata maturazione (almeno il 95 per cento della statura definitiva), deve poter seguire il trattamento postoperatorio e avere un'adeguata capacità decisionale per recepire appieno i contenuti di un consenso informato e consapevole». Anche perché l'aspettativa di vita è lunghissima, dopo l'intervento: davvero nulla può essere lasciato al caso.

    Elena Meli

     
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0 replies since 20/3/2009, 09:52   10425 views
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